IoT 08-19-2022

Google chiude il servizio IoT Core

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Google ha sorpreso numerosi clienti e specialisti di settore annunciando che il prossimo anno chiuderà il suo servizio IoT Core. La strategia di Google per RESTARE fra i leader IoT è puntare sulla forza della sua rete di partner, facendo in modo che siano loro a gestire il processo. Un anno per la transizione sembra una tempistica generosa, ma perché questo cambiamento arriva ora, ed è la scelta giusta?

Qual è il motivo alla base di questa decisione? L'IoT è un mostro a due teste e va detto che sia Amazon che Microsoft stanno affrontando le stesse sfide. La prima testa sono i volumi di dati, ma questo è un problema di difficile soluzione. I dispositivi connessi forniscono un'infinita gamma di informazioni industriali e di consumo: dal controllo dell'automazione e produzione, fino ai progetti green basati sull'utilizzo di termostati domestici. Di fatto, i dispositivi connessi producono dati relativi a produttività, energia, modelli di acquisto, controllo del traffico, sicurezza, salute, finanza e altro. Queste sono tutte cose utili e il nostro mondo non funziona più senza queste informazioni. Ma il mondo richiede anche sicurezza, privacy e integrità dei dati.

La seconda testa del mostro sono i dispositivi stessi, ed è questa la sfida più spinosa. Un'auto non è un termostato, il quale non è un pacemaker che a sua volta non è un sistema di controllo del traffico. Sono tutti sistemi specifici e il processo per immettere in modo sicuro sul mercato questi dispositivi unici richiede molte capacità. Un'auto comunica solo se è accesa. Un pacemaker viene impiantato nel corpo con una durata della batteria limitata. I dispositivi IoT sono unici come progettazione e hanno capacità di elaborazione limitate. Come mantenere protetti sia l'auto che il pacemaker se i requisiti sono così disparati? È un compito improbo per chiunque e Google lo sta semplicemente ammettendo.

Comunicare in modo sicuro con un dispositivo IoT per raccoglierne i dati è complicato. Le reti di partner di Google, Amazon e Microsoft sono la trama che tiene tutto insieme. Google non sta uscendo dal business dei dati. Sta solo cedendo la parte della connettività ad aziende specializzate che progettano interfacce sicure per automobili, pacemaker, automazione domestica, città intelligenti e altro. Tuttavia, sul lungo periodo ci sono speranze di standardizzazione. I consorzi di mercato e l'unificazione sono parte della risposta.

Un esempio reale della comunità di produttori, venditori (tra cui Google) e partner che cooperano è Matter: un protocollo per l'automazione domestica promosso dalla Connectivity Standards Alliance (CSA). "Ehi Siri, Alexa, Ok Google: accendi le luci, avvia la musica, chiudi a chiave la porta", ecc. Matter sta affrontando il problema dei centinaia di diversi dispositivi per la casa che si connettono tutti in modo integrato e non tramite interfacce personalizzate. DigiCert, membro di lunga data dell'associazione, ha contribuito agli aspetti di sicurezza della domotica (in inglese). Più i dispositivi IoT si diffondono nella nostra vita e più è imprescindibile poter comunicare con fiducia nel mondo digitale.

Google sopravviverà a questa correzione di rotta, ed è giusto che ora si rivolga a una rete di partner già in trincea, esperti nella costruzione di dispositivi connessi sicuri. L'IoT è una tecnologia relativamente giovane, che nel tempo ci porterà a capire molte cose. Google, Amazon, Microsoft e partner tecnologici come DigiCert sono al lavoro per promuovere la Digital Trust nel mondo connesso. L'IoT sta semplicemente progredendo. OK Google, cosa succede adesso?

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